Docenti primaria

Raccogliamo in questa pagine un rapido profilo delle nostre maestre e maestri. Queste presentazioni veloci e molto informali, risalgono all’estate 2022, quindi da prendersi con beneficio d’inventario e tanta simpatia.

Maestre/i: Monica Di Pirro – Marco Mauriello – Francesca Ferrari – Aurora – Antonella – Mary – Antonella Stefanucci

Maestra Monica Di Pirro

Buongiorno maestra, ci potrebbe dire da dove viene? Quali sono le sue origini e il suo cammino di studi? Perché ha scelto di lavorare nella scuola?

Sono nata e cresciuta nel quartiere Appio Claudio, periferia est di Roma, cinquantuno anni fa. Ho trascorso la mia adolescenza e giovinezza, nell’oratorio prima e nei gruppi giovanili poi, della grande parrocchia di San Policarpo, al parco degli Acquedotti, dove il mio cammino si è incrociato con quello di tanti amici, di sacerdoti e di catechisti meravigliosi, ma soprattutto con l’amico che ha colorato e colora, ogni giorno, la mia vita in modo speciale… Gesù.

Mi sono diplomata presso l’istituto magistrale Margherita di Savoia, a piazza Re di Roma, dove ho potuto coltivare la mia innata passione per la pedagogia e la psicologia, passione che non mi ha mai abbandonato e che ho continuato a coltivare anche quando, scelte familiari, mi costrinsero, mio malgrado, a proseguire gli studi presso la facoltà di giurisprudenza dell’università di Tor Vergata anziché di psicologia come era mio desiderio.

Le mie scelte personali e professionali sono sempre state condizionate dalla mia inclinazione al “servizio agli altri” e dal mio desiderio di conoscere l’animo umano, e questo non poteva che portarmi verso l’unico mestiere che avrebbe consentito l’appagamento totale di queste mie profonde e strutturanti esigenze… l’insegnamento. Il percorso per arrivare a trovare la mia piena realizzazione è stato, però, un po’ tortuoso, ma non per questo meno edificante. Quando il Signore ha dei piani per te, l’affanno umano può allontanarti dal Suo disegno, ma la Sua mano è potente e sa riportarti sui Suoi sentieri.

Dopo aver lavorato alcuni anni nel settore delle risorse umane, nonostante, l’aiutare giovani neolaureati a trovare la propria strada mi appagasse molto, sentivo che quello non era ancora il mio posto nella società, sentivo di non fare abbastanza. La mattina quando andavo al lavoro, la domanda che mi facevo era sempre la stessa: con il mio lavoro sto dando il sufficiente contributo affinché questo mondo domani sia migliore di oggi? Nonostante cercassi di fare del mio meglio, sentivo di non influire molto in tal senso. Un giorno, però, durante un colloquio, è successo qualcosa che di lì a pochi giorni avrebbe cambiato letteralmente la mia vita. Il candidato con il quale stavo parlando durante il colloquio mi disse “È stata la mia maestra delle elementari che mi ha aiutato a riconoscere i miei talenti e a insegnarmi a coltivarli”. Quella frase risuonò nella mia testa ma, soprattutto, nel mio cuore per diversi giorni e mi aiutò a comprendere.

Il mio posto, non era lì, in quell’ufficio ad occuparmi di selezione del personale, ma in un’aula di scuola elementare, perché quello sarebbe stato l’unico luogo nel quale avrei potuto incontrare il futuro, racchiuso in quello scrigno prezioso che è il cuore dei bambini.

Il colloquio con quel ragazzo fece riaffiorare nella mia mente il ricordo di un’affermazione di Rita Levi Montalcini, che mi aveva colpito molto in passato “Le emozioni provate nei primi anni di vita, e altre sensazioni che hanno suscitato gioia e dolore, lasciano tracce indelebili che condizioneranno le nostre azioni e reazioni nell’intero corso dell’esistenza”. Ecco, volevo essere fonte di quelle emozioni positive che possono fare la differenza nella vita di un essere umano!

Finalmente avevo compreso che era giunto il momento di mettere in pratica quanto avevo appreso attraverso la mia passione per il funzionamento della mente umana e per i processi di sviluppo e apprendimento. Così rassegnai le mie dimissioni per dedicarmi a quello che mi avrebbe consentito di essere concretamente al servizio degli altri: l’insegnamento. Quindi iniziai la mia nuova avventura di insegnante precaria presso diverse scuole, fino ad approdare al Pio XII, dove l’avventura, di per sé già speciale, diventò unica.

Al Pio XII non trovai solo una scuola nella quale poter insegnare, ma una vera e propria famiglia e una comunità educativa, tessuto vivo di molteplici relazioni tra gruppi di persone, studenti, insegnanti, famiglie; una comunità educativa che, secondo me, al giorno d’oggi, è l’unica realtà che può fare la differenza, perché ha come suo scopo d’essere la formazione delle nuove generazioni, e che quindi è l’unica realtà, nella società attuale, che riesce a mantenere viva, giorno dopo giorno, la luce della speranza che un futuro e un mondo migliori sono possibili.

Stare con i ragazzi è più faticoso di quello che sembra, lei quali esperienze ha con questo mondo?

“Stare in aula” con i bambini, è vero, è molto faticoso, richiede molte energie fisiche e psichiche, ma allo stesso tempo è lo “stare in aula” con i bambini la fonte inesauribile di quelle energie.

Insegnare ed educare fanno parte di un processo circolare di conoscenze, competenze e emozioni che va da me ai bambini e da loro ritorna a me. Ogni giorno attraverso le loro conquiste, i loro successi e insuccessi, attraverso le loro paure, ansie e gioie, co-costruisco con loro, il loro apprendimento e allo stesso tempo la mia crescita professionale ed umana. Ho una forte consapevolezza del valore dell’essere insegnante, coscienza di come si insegna, di come si segna in, di come si mette il segno dentro l’Io.

Per far comprendere il mio rapporto con il mondo della scuola, la mia esperienza quotidiana dello “stare in aula”, la mia visione dell’insegnamento, mi piace utilizzare una filastrocca di Bruno Tognolini:

Se mi insegni, io lo imparo
Se mi parli, mi è più chiaro
Se lo fai, mi entra in testa
Se con me tu impari, resta.

Nella scuola, tradizione o innovazione?

In tanti ambiti scientifici molte idee e scoperte si affiancano e convivono con le precedenti. In pedagogia invece le teorie più recenti vogliono sostituire il vecchio, che diventa qualcosa da spazzare via. Invece, secondo me, affinché la scuola funzioni la tradizione deve essere salvaguardata, deve essere ritenuta saggezza, qualcosa che c’è e funziona, anche se da rivedere criticamente con modifiche e adattamenti.

È la varietà di metodologie e di approcci che migliora la scuola e non il togliere aprioristico di un qualcosa che si ritiene superato. Possiamo fare una buona lezione unendo lavoro a gruppi e lezione frontale, usando la Lim e la lavagna, il pc/tablet e i libri, lavorando contemporaneamente per obiettivi e contenuti o per competenze e obiettivi, insomma dobbiamo saper adattare al contesto reale della classe gli elementi della tradizione e dell’innovazione, aggiungendo ed escludendo quegli aspetti dell’una e dell’altra che per noi non funzionano in un determinato momento con una determinata classe.

Bene, si goda l’estate, ma lei sa che sta per iniziare un anno nuovo al Pio XII… quali difficoltà pensa di trovare e quali speranze vorrebbe costruire? Paure ed attese.

Sono profondamente consapevole che l’anno scolastico che sta per cominciare è una grande sfida per tutti noi. Difficoltà ce ne saranno molte, come è normale che sia in una comunità che deve risorgere e ricostituirsi, ma questo non mi spaventa, anzi mi è di forte stimolo, oserei dire, mi entusiasma. Le difficoltà, se si affrontano insieme, sono un importante volano di crescita e miglioramento.
In merito alla “speranze da costruire” ne ho una che amo definire “visionaria”.

Spero che un giorno non troppo lontano la nostra scuola diventi il propulsore di una reale trasformazione sociale. In un territorio di periferia difficile, il Pio XII potrebbe diventare il luogo dove bambini e ragazzi possono trovare una realtà educativa accogliente, innovativa, creativa, aperta al territorio, attraverso il contatto positivo con la Diocesi, la Parrocchia, le Associazioni di volontariato, una presenza attiva nella vita degli abitanti del quartiere. 
Le nuove generazioni più che mai hanno bisogno di Dio, e nel contesto sociale, culturale, storico che stiamo vivendo, sono pochi, se non inesistenti, i luoghi dove possono incontrarlo.
Papa Francesco spesso ci esorta a non avere paura di sognare. Ecco io allora sogno una scuola, sostenuta da una salda e competente comunità educante, capace di educare le nuove generazioni e di riportare Dio nel loro cuore.

Marco Mauriello, educazione motoria
(Primaria e Infanzia)

Un professore nuovo al Pio XII, si presenti per favore…

Salve a tutti sono Marco Mauriello, ho origini napoletane, ma sono romano di adozione.

Da quest’anno sarò il nuovo docente di educazione fisica per le scuole elementari e dell’Infanzia e devo dire che per me è un grande onore: sono cresciuto nell’ambiente marista dove ho trascorso l’infanzia e tutta l’adolescenza e adesso non vedo l’ora di trasmettere l’entusiasmo marista ed i suoi valori ai ragazzi.

Il mio interesse per l’insegnamento delle discipline sportive nasce dalla mia passione per la danza.

Dopo aver studiato e lavorato nel mondo della danza per diciotto anni, la mia passione mi ha portato a diventare preparatore atletico per ballerini tra i quali anche allievi e professionisti del corpo di ballo del teatro San Carlo di Napoli.

Mi sono specializzato in ginnastica posturale e riabilitativa, lavorando in studi posturali e dopo la laurea e un master in scienze motorie ho vissuto per due anni a Londra per conseguire il diploma in Pilates presso la scuola americana “The Pilates Center”.

Stare con i bambini e con i ragazzi è più faticoso di quello che sembra, lei quali esperienze ha con questo mondo? Perché ha scelto di lavorare nella scuola?

La mia esperienza con i bambini e i ragazzi, risale a quando avevo quindici anni e insegnavo nelle scuole elementari e medie per progetti di ginnastica, teatro e tornei sportivi. In quel periodo ho maturato anche esperienza in progetti di educazione motoria e gioco psicomotorio per la scuola dell’infanzia.

Ho sempre creduto che per fare l’insegnante si debba avere una vocazione: solo così si può trasmettere in maniera efficace il valore delle lezioni: i ragazzi ti mettono ogni giorno alla prova e se non sei pronto rischi di vanificare l’impegno di una giornata. Io trovo invece tutto questo molto stimolante e fonte di crescita personale.

I ragazzi oggi vogliono essere ascoltati e coinvolti, così si può guadagnare la fiducia e il rispetto. Cosa la motiva oggi nel suo lavoro/missione?

Sono una persona che ha sempre creduto molto nei valori di squadra e nei due anni in cui sono stato all’estero ho avuto modo di apprezzare questo “approccio in team” ancora di più: penso che essere parte di un gruppo permetta di sperimentare i rapporti sociali, ti aiuti a sentirti parte di qualcosa e a rispettare lo spazio e tempi altrui. Il mio obiettivo di quest’anno è aiutare i ragazzi ad avere consapevolezza e rispetto del proprio corpo e al contempo riuscire a superare i propri limiti fisici ed emotivi.

Se un bambino conosce meglio il proprio corpo e le proprie potenzialità, questo innescherà in lui un meccanismo di sicurezza che lo aiuterà ad affrontare più serenamente le piccole sfide di ogni giorno.

 

Maestra Francesca Ferrari

Da dove viene, maestra?

Salve a tutte/i sono Francesca Vincenza Ferrari, una maestra dell’infanzia e della scuola primaria, ho una formazione anche montessoriana, sono venuta a Roma per studiare psicologia, provengo da una regione a molti sconosciuta, la Basilicata, che ho lasciato all’età di 20 anni per diventare psicologa.

Dopo la laurea in psicologia non mi sentivo soddisfatta ed ho deciso di proseguire diventando mediatrice familiare, il mio bisogno di sapere mi ha portato a diventare psicoterapeuta e dopo istruttrice di mindfulness.

Cosa ha imparato dalle sue esperienze precedenti come docente?

Ho iniziato a lavorare in una scuola Montessori e entrando nelle classi e vivendo con i bambini per molto tempo, mi sono resa conto della fatica nello stare con loro, di quanto sia importante la motivazione e la passione. Il lavoro di maestra non si può fare se non si ha voglia di mettersi in gioco e soprattutto in discussione. Stare in classe con i bimbi non è solo trasmettere conoscenze (fondamentali per il loro sviluppo) ma anche creare relazione, crescere con loro, guardare il mondo attraverso i loro occhi con curiosità e gentilezza, trovare modalità per creare un’alleanza fatta di rispetto e fiducia. I bambini mi hanno insegnato una cosa che noi adulti abbiamo perso, il vivere nel “qui e ora”.

Mi sono resa conto con l’esperienza e con gli anni che non ci può essere conoscenza e sapere senza creare una forte relazione con loro, i bambini sentono chi sei, e decidono di affidarsi all’adulto nel momento in cui riescono a fidarsi, tutto questo è fondamentale per il loro sviluppo cognitivo psicologico ed emotivo. La mia responsabilità come maestra va molto al di là della trasmissione di conoscenze, per questo è importante che oltre al sapere ci sia anche l’essere.

Cosa la motiva oggi nel suo lavoro/missione ?

Adoro stare con i bambini, ritengo siano la compagnia più autentica e libera che si può avere, mi diverto moltissimo con loro e credo che per imparare sia necessario divertirsi, solo così si può amare il sapere.

Questo è quello che faccio in classe, trasmettere il sapere attraverso la gioia di imparare divertendosi, tutto in un clima di fiducia, stima e affetto.

Nella scuola preferisce rispettare le tradizioni o innovare?

La scuola da me pensata è un’integrazione di tradizione e innovazione, partendo già dalla disposizione della classe. Mi piace pensare ad una lezione circolare non ad una semplice trasmissione del sapere dall’alto, ad un modo esperienziale e laboratoriale di trasmissione delle conoscenze, ad un’attenzione di tutto ciò che è relazione ed emozione per creare un clima di tranquillità dove il bambino si sente a proprio agio nell’apprendere. L’importante è l’attenzione al bambino in ogni aspetto.

Ha qualcosa da condividere con noi all’inizio di questa sua nuova esperienza ?

Non nego le mie paure per questa esperienza, tuttavia è proprio questa emozione che mi spinge e mi motiva a dare il meglio per essere una buona e brava maestra, so la mia enorme responsabilità nei confronti dei bambini e dei genitori che mi affidano i loro figli, ciò mi spinge ulteriormente ad essere all’altezza di un ruolo difficile, delicato e stimolante.

Ringrazio i genitori per la fiducia che mi danno affidandomi i loro figli. Ringrazio anche le scuole mariste per la possibilità che mi hanno offerto.

Maestra Aurora Dell’Anno

Buongiorno maestra, ci parli un po’ di lei, della sua formazione…

Ciao a tutti! Sono Aurora, ho 26 anni e provengo da Anagni, una piccola città in provincia di Frosinone, dove abitano i miei nonni, ma sono sempre vissuta a Roma.

Dopo la maturità mi sono trasferita a Bologna per intraprendere la carriera universitaria in Scienze della Formazione. Lì ho conseguito il titolo triennale in Educatore nei servizi per l’infanzia, i successivi due anni della Magistrale sono stati in  Progettazione e gestione dell’intervento educativo nel disagio sociale. Ora sto ultimando invece la seconda Laurea in Scienze della formazione primaria alla Lumsa

Ho da sempre avuto esperienze con i bambini, a partire dai miei due fratelli più piccoli, passando per l’attività di baby sitter, aiuto compiti e doposcuola. Nel 2020 ho iniziato a lavorare presso una scuola dell’infanzia, nonostante il periodo difficile dettato dalla pandemia.

Perché ha studiato tanto per fare proprio la maestra?

Ho scelto di intraprendere questi studi e di specializzarmi in questo ambito perché sento una “vocazione”. È un ambiente, quello circondato dai bambini, che mi trasmette gioia e, nonostante tutte le difficoltà innegabili che si riscontrano in questo campo, poter fare della mia passione un lavoro è un vero privilegio!

Lei è giovane, preferisce una pratica didattica di tipo innovativo o è piuttosto legata alla tradizione?

Da un punto di vista metodico, sono una fautrice della tradizione, soprattutto per quanto riguarda aspetti come l’educazione e il rispetto verso gli altri, che purtroppo oggigiorno si vanno perdendo. Allo stesso tempo, data la mia giovane età, ho la spinta e la voglia di apportare novità, innovazione e freschezza ad un ambiente, la scuola,  che spesso è di altri tempi rispetto alla società attuale, e che anche per i più piccoli a volte risulta troppo lontano e chiuso rispetto a loro

Paure per il nuovo inizio?

Non nego che essendo la mia prima esperienza alla scuola primaria, come tutte le novità genera in me qualche timore, ma sono molto carica ed energica per il nuovo anno: metterò in campo tutto il mio sapere e tutte le mie forze per instaurare un rapporto umano con tutti, partecipazione e ascolto sono i valori che cercherò di rendere reali. Si tratta di iniziare un percorso nuovo un po’ per tutti: Direttore e Coordinatore didattico, Famiglie, Insegnanti (me compresa), ma soprattutto per i Bambini che faranno il loro primo grande passo, un cambiamento (in alcuni casi anche “duro”) che andrà accompagnato e sostenuto da tutti noi che ci interfacciamo con loro.

Anno nuovo, vita nuova?

Il mio augurio e il mio in bocca al lupo è rivolto a tutti noi, affinché possa essere un anno di cambiamento positivo, basato sulla fiducia e sul rispetto reciproco scuola-famiglia!

Maestra Antonella Carnevale
(Docente di sostegno, classe V)

Buongiorno a tutti, sono Antonella ho 29 anni e vengo da Guidonia, una cittadina nella provincia est di Roma. Dopo aver conseguito il diploma di maturità ad indirizzo socio-psicopedagogico, ho coltivato e continuato la mia passione per le scienze psicologiche, iscrivendomi alla facoltà di Medicina e Psicologia presso l’Università “La Sapienza” di Roma, dove a Novembre 2019 mi sono laureata con lode in Psicopatologia dinamica dello Sviluppo. Il mio percorso professionale nell’ultimo triennio si è incanalato verso l’età evolutiva, nello specifico sia a livello teorico, attraverso la partecipazione a convegni, seminari e Master, che a livello pratico, attraverso attività di volontariato e tirocini professionalizzanti, il mio interesse di studio si è avvicinato alle caratteristiche della condizione autistica.

A tal proposito, ritengo fondamentale, sottolineare l’importanza del tema dell’inclusione all’interno dell’ambiente scolastico. Questo aspetto altro non è che il frutto di una serie di cambiamenti che hanno caratterizzato il mondo della scuola negli ultimi anni. Se oggi è possibile parlare di didattica inclusiva, in parte è grazie alla valorizzazione della diversità, in quanto “differente” non significa “meno buono”, bensì risorsa, condivisione, ricchezza, valore, rispetto. Sono proprio quest’ultime le caratteristiche di quella che oggi possiamo definire inclusione. A tal proposito bisogna partire dal rispetto del singolo e valorizzare i punti di forza, le conoscenze e le abilità, facendo allo stesso tempo leva sulla possibilità di condivisione delle stesse, in quanto ricchezza per tutti.

Tradizione/innovazione

Tradizione e innovazione, per me non possono che essere due grandi amici che camminano insieme, in quanto coesistono e l’una è imprescindibile dall’altra. Mi sento però di dover aggiungere, in merito al concetto di innovazione, un piccolo tassello sulla figura dell’insegnante di sostegno. A tal proposito, l’insegnante di sostegno è inserito all’interno del corpo docenti ed è una figura di riferimento non solo per gli alunni con bisogni educativi speciali ma per tutta la classe, in quanto il percorso educativo di crescita coinvolge l’intero team di lavoro.

Paure/attese

Piuttosto che parlare di paure, mi piace soffermarmi sul momento presente e ragionare insieme su tutti quegli aspetti didattici, ludici e sociali che possono essere valorizzati, grazie al contributo di ognuno, nel momento in cui da settembre, varcheremo insieme la soglia della scuola.

Il mio augurio per quest’anno scolastico è che sia un anno pieno di scoperte e di crescita per tutti. Il ritorno a scuola porta sempre con sé cambiamento, nuovi insegnanti e nuovi compagni, nuove materie di studio ed anche un po’ di incertezza circa il futuro. Detto questo sono molto felice e allo stesso tempo onorata, di poter accompagnare insieme agli altri docenti, i ragazzi della quinta in questo Sprint finale!

Maestra Maria Concetta Romano

Buongiorno maestra Mary, ci potrebbe dire da dove viene? quali sono le sue origini e il suo cammino di studi?

Ciao a tutti, mi chiamo Maria Concetta, nome da cui si possono quasi chiaramente intuire le mie origini. Nata e cresciuta in Sicilia, ho da sempre avuto la curiosità di guardare oltre i confini della mia terra interessandomi alle culture, lingue e tradizioni straniere.

Mi sono diplomata al liceo linguistico e ho conseguito la laurea magistrale in lingue e letterature comparate presso l’università di Catania.

Ho deciso di studiare lingue proprio perché mi è sempre piaciuta l’idea di non avere limiti nella comunicazione; per questo ho frequentato una scuola di lingue per stranieri in Inghilterra, grazie alla quale ho potuto rafforzare ancora di più la mia passione per la lingua inglese e per tutti gli altri idiomi e culture differenti dalla mia.

Stare con i bambini e con i ragazzi è più faticoso di quello che sembra, lei quali esperienze ha con questo mondo? perché ha scelto di lavorare nella scuola?

Essere a contatto con bambini e ragazzi più che faticoso ritengo sia una grande responsabilità. È impegnativo ma senz’altro stimolante e gratificante..il segreto per arrivare alle loro orecchie e ai loro cuori credo si racchiuda in due parole: Empatia e Comunicazione.

La mia prima esperienza a contatto con i ragazzi inizia all’età di 13 anni in qualità di animatrice e poi educatrice presso il centro giovanile ricreativo del mio paese di origine.

Crescendo e studiando ho iniziato a muovere i primi passi come insegnante di lingua inglese, prima ai piccolissimi e poi ai più grandi, opportunità che hanno consolidato in me la consapevolezza che la mia “vocazione” fosse appunto quella di “comunicare” e la scuola è il luogo migliore per farlo.

Nella scuola, tradizione o innovazione?

La comunicazione, filo conduttore di questa mia presentazione, può avvenire in tanti modi. Il vecchio e il nuovo non vanno necessariamente in contrasto.

Ritengo fermamente che sia necessario riuscire a mantenere saldi alcuni aspetti tradizionali, lasciando spazio a nuovi modi di fare scuola, innovativi e sempre più stimolanti.

Sta per iniziare un anno nuovo al Pio XII… quali difficoltà pensa di trovare e quali speranze vorrebbe costruire? Paure ed attese…

Questo per me sarà il secondo anno al Pio XII, è un nuovo inizio, una nuova scommessa.
Mi sono sempre piaciute le sfide, mettersi in gioco credo sia il primo motore del miglioramento.
Mi aspetto quindi di continuare un progetto già iniziato e di allargare i miei orizzonti, affrontando le eventuali difficoltà e considerandole un’occasione di crescita.

Ci dice un “in bocca al lupo” alla scuola?

Non posso che augurare “buona fortuna” per questo nuovo inizio in inglese quindi… “Break a leg!”